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La Milano dei prof internazionali: «Qui si vive bene, ma verde e trasporti…»

Oggi il Corriere Milano racconta le storie di 22 docenti internazionali che hanno scelto Milano e se ne sono innamorati. Bellezza, accoglienza, opportunità, futuro: tante persone continuano a scegliere Milano ogni giorno come posto in cui realizzare i propri progetti e trovare la propria strada. Certo, non sarà la città perfetta, ma non ci si può non innamorare di Milano!

L’università Bocconi è sempre più internazionale: nell’ultimo mese sono arrivati 16 professori stranieri. E 22 dall’inizio del 2017. «Numeri eccezionali — spiega Francesco Billari, prorettore alle Risorse umane dell’ateneo —. Senza precedenti. Per effetto della Brexit, le migliori università britanniche iniziano a soffrire la concorrenza di alcune istituzioni europee. E nel nostro caso un ulteriore elemento-calamita è la crescente attrattività di Milano». Anche lo stesso prorettore è tornato da poco in Italia, da Oxford, per sua scelta. Altrimenti, la schiera è composta da docenti ordinari o giovani «assistant professor», molti dei quali anche con alternative da università di prestigio di tutto il mondo. I Paesi d’origine sono i più diversi. Gülen Sarial Abi, esperta di Marketing, arriva dalla Turchia: «Avevo anche una proposta dagli Stati uniti, ma Milano mi sembra sul trampolino di lancio. Hub degli affari, patria della storia, vicina al mare, ai laghi e alle montagne. Io e mio marito abbiamo deciso di fare crescere qui nostra figlia, perché assista alla trasformazione di una città in metropoli internazionale», dice. Dalla Germania viene invece Thorsten Grohsjean, specializzato in Management e Tecnologia: «Milano ha un’alta qualità della vita ed è la patria del design, la mia passione. Se diminuisse il traffico e aumentassero i parchi e le piste ciclabili, vorrei vivere per sempre qui».
Dall’India arriva Nilanjana Dutt: «La Bocconi è un’eccellenza e il quartiere dove mi sono stabilita, l’Isola, forse è il migliore di tutti», sorride. Yane Svetiev, assistant professor al dipartimento di Studi giuridici, è nato in Macedonia ma cresciuto in Australia: «Non è una città dove ti colpisce la sindrome di Stendhal, da tachicardia e passione folle — prova a dire —. Semplicemente si vive bene, ci sono angoli intimi cui ti affezioni. Abito vicino ai Navigli, passeggio spesso per corso Magenta e frequento la biblioteca dell’Accademia di Brera, dove mi rifugio a scrivere paper e lezioni». Della Corea è originario infine Sungtak Hong. Perché Bocconi e Milano? «Ho vissuto a lungo a Londra, oltre che a Seul, ma ero incuriosito dalla cultura mediterranea — spiega —. Sono abituato a città più grandi, non so quanto resterò. Ma la qualità della vita è alta e nella zona del parco Ravizza si è formata una piccola comunità internazionale, nei fine settimana vado là a suonare la chitarra. Milano accoglie, ho questa sensazione».

Meno auto e più verde, chiedono per contro tutti: Anne Jacqueminet, dalla Francia, ha scelto la zona di San Siro per i parchi, «importanti visto che abbiamo figli da crescere». «Dovrebbero essercene molti di più in centro, anche piccoli, ma attrezzati con campi da calcio e da basket». Gabriel Pereira Pündrich, dal Brasile aggiunge: «Servono più piste ciclabili, sarebbe interesse di tutti averle. Nei fine settimana mi muovo in bicicletta per andare alle mostre, o lungo il Naviglio fino a Pavia. Il mix tra stile di vita italiano e vivacità tipica di una città internazionale rende Milano un posto in cui vivere. Sugli spostamenti, però, bisogna lavorare…».

FONTE QUI

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