In occasione del referendum consultivo di qualche mese fa, la Regione Lombardia ha speso un sacco di milioni comprando 24mila “tablet” da usare per le votazioni. Incalzato proprio su quella folle spesa, Roberto Maroni aveva dichiarato che i “tablet” sarebbero poi stati donati alle scuole per la didattica. Bene, si scopre ora che quegli apparecchi non sono propriamente dei tablet, pesano due chili, hanno uno schermo vecchio (simile ai cellulari di 10 anni fai) e sono scomodi per essere trasportati. Insomma, per le scuole – e per i contribuenti – è stata una gran fregatura!
Come forse ricorderete, il 22 Ottobre scorso si è tenuto il referendum sull’autonomia della Lombardia, che ha fatto discutere per la scelta di sperimentare il voto elettronico. All’epoca, la Regione Lombardia ha acquistato 24.400 strumenti definiti come “tablet.” Tenendo conto anche degli stipendi dovuti al personale di assistenza, il costo complessivo dell’operazione si è aggirato intorno ai 50 milioni di euro.
Il Presidente della Regione Roberto Maroni aveva spiegato come, più che una spesa, l’acquisto degli strumenti fosse da considerarsi un investimento, perché i cosiddetti tablet sarebbero restati in comodato d’uso alle scuole che ospitavano le votazioni. Così, 60 istituti hanno avuto in dotazione le prime 1500 macchine.
A quanto pare, però, la loro conversione ad uso scolastico si sta rivelando problematica.
Innanzitutto, gli strumenti forniti da Smartmatic non sarebbero tablet, ma vere e proprie voting machine — corrispondenti per la precisione al modello VIU-800. I dirigenti scolastici di alcuni degli istituti che hanno ricevuto in dotazione le macchine hanno raccontato al Fatto Quotidiano di non sapere come riutilizzarle. I maggiori problemi: le dimensioni di 25 cm per lato, il peso di due chili ognuna, il touchscreen poco reattivo e il sistema operativo installato Ubuntu — scelto perché open source, anche se nelle specifiche tecniche della macchina vengono consigliati Windows 10 x86 e Android 5.1.